Breve guida su come affrontare la celiachia

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Sfruttare il riprogrammazione metabolica delle cellule di Kupffer: un nuovo approccio alla tolleranza immunitaria nella celiachia

La celiachia è una malattia autoimmune in cui l'ingestione di glutine, una proteina presente nel grano, nell'orzo e nella segale, innesca una risposta immunitaria che danneggia l'intestino tenue. L'unico trattamento attualmente disponibile è una dieta rigorosamente priva di glutine, che può essere impegnativa e socialmente limitante. Recenti ricerche hanno esplorato strategie innovative per indurre la tolleranza immunitaria al glutine, con l'obiettivo di alleviare il peso delle restrizioni dietetiche per le persone affette da celiachia.

La strategia innovativa: nanoparticelle di rapamicina-gliadina

I ricercatori hanno sviluppato un nuovo approccio terapeutico utilizzando nanoparticelle composite che combinano la rapamicina, un agente immunosoppressore, con la gliadina, un componente del glutine. Queste nanoparticelle di rapamicina-gliadina sono progettate per essere assorbite da specifiche cellule immunitarie nel fegato e nella milza, in particolare dalle cellule di Kupffer (un tipo di macrofago epatico) e dalle cellule dendritiche spleniche. L'obiettivo è riprogrammare queste cellule affinché adottino un fenotipo tollerogenico, ovvero che promuove la tolleranza, riducendo così la reazione avversa del sistema immunitario al glutine.

Meccanismo d'azione: riprogrammazione metabolica e modulazione immunitaria


Dopo la somministrazione in un modello murino di celiachia, le nanoparticelle di rapamicina-gliadina sono state efficacemente internalizzate dalle cellule presentanti l'antigene. Questo assorbimento ha portato a un cambiamento significativo nelle vie metaboliche di queste cellule, dalla glicolisi (una forma di metabolismo degli zuccheri) alla fosforilazione ossidativa (un processo di produzione di energia più efficiente). Questa riprogrammazione metabolica è stata associata a un aumento dei livelli di itaconato, un metabolita noto per le sue proprietà antinfiammatorie.

Gli elevati livelli di itaconato hanno contribuito all'espansione delle cellule dendritiche tollerogeniche PDL1-positive nella milza e a una riduzione delle cellule Th1 patogene, tipicamente coinvolte nella risposta infiammatoria al glutine. Questo cambiamento nella popolazione di cellule immunitarie indica un passaggio verso la tolleranza immunitaria.

Evidenze sperimentali: il ruolo dell'itaconato

Ulteriori esperimenti hanno dimostrato il ruolo cruciale dell'itaconato in questo processo. Macrofagi derivati ​​dal midollo osseo di topi privi dell'enzima necessario per la produzione di itaconato non sono riusciti a indurre il fenotipo tollerogenico delle cellule dendritiche dopo il trattamento con le nanoparticelle. Tuttavia, quando integrati con un derivato dell'itaconato, questi macrofagi hanno riacquistato la capacità di promuovere la tolleranza immunitaria. Questa scoperta sottolinea l'importanza dell'itaconato nello stabilizzare lo stato tollerogenico delle cellule dendritiche.

Implicazioni cliniche: verso una terapia tollerogenica per la celiachia

I risultati dello studio suggeriscono che le nanoparticelle di rapamicina-gliadina possono riprogrammare efficacemente le cellule immunitarie per promuovere la tolleranza al glutine, riducendo così l'infiammazione intestinale e il danno nella celiachia. Questo approccio rappresenta un progresso significativo nella ricerca dell'immunoterapia antigene-specifica per le malattie autoimmuni. Prendendo di mira la risposta immunitaria a livello cellulare e metabolico, questa strategia è promettente per lo sviluppo di trattamenti che potrebbero consentire alle persone con celiachia di tollerare il glutine senza effetti avversi.

Conclusione: un percorso promettente da seguire

Questa ricerca offre una convincente dimostrazione di concetto dell'utilizzo della riprogrammazione metabolica delle cellule immunitarie di fegato e milza per indurre tolleranza antigene-specifica nella celiachia. Sfruttando il sistema immunitario dell'organismo e modificandone la risposta al glutine, questo approccio potrebbe aprire la strada a trattamenti più efficaci e meno restrittivi per la celiachia e potenzialmente per altre malattie autoimmuni.