Breve guida su come affrontare la celiachia

Iscriviti alla newsletter: niente spam o fuffa, solo cose utili

Riceverai all'iscrizione il link per imparare in 10 minuti a leggere le etichette degli alimenti confezionati e non avere mai più dubbi su cosa mangiare. Le etichette sono uno strumento normalto dalla legge e possono dirti con certezza se un alimento contiene glutine o meno.

Iscriviti subito cliccando qui!

Aumento del rischio di diabete di tipo 1 nelle persone affette da celiachia o malattia della tiroide: sintesi di un nuovo studio osservazionale

Le persone affette da patologie autoimmuni spesso corrono un rischio maggiore di sviluppare altre malattie autoimmuni. Una di queste è il diabete di tipo 1, una condizione grave e cronica in cui il sistema immunitario distrugge le cellule pancreatiche che producono insulina. Questo nuovo studio osservazionale ha esplorato se le persone affette da celiachia o disturbi della tiroide – due patologie autoimmuni comuni – presentino un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 1 rispetto a coloro che non presentano queste patologie. I risultati offrono preziose informazioni che potrebbero influenzare il modo in cui i pazienti vengono monitorati e assistiti dopo la diagnosi di una malattia autoimmune.

Come è stato progettato lo studio

Si è trattato di uno studio osservazionale retrospettivo su larga scala che ha utilizzato i dati delle richieste di rimborso delle assicurazioni sanitarie di milioni di persone negli Stati Uniti. I ricercatori hanno confrontato individui con diagnosi di celiachia, ipertiroidismo (come il morbo di Graves) o ipotiroidismo (come la tiroidite di Hashimoto) con individui simili che non presentavano nessuna di queste condizioni. L'obiettivo era valutare quanti in ciascun gruppo sviluppassero il diabete di tipo 1.


Per garantire l'equità del confronto, ogni persona con una condizione di interesse è stata abbinata a una persona di controllo in base a età, sesso e altre caratteristiche di salute. Questo approccio ha contribuito a ridurre i bias e a rendere i risultati più affidabili.

I partecipanti sono stati seguiti per un periodo che va da un minimo di un mese a diversi anni, con la maggior parte dei soggetti seguiti per circa due anni. Durante questo periodo, i ricercatori hanno cercato nuove diagnosi di diabete di tipo 1 sia nei gruppi con malattia che nei gruppi di controllo.

Risultati principali: la celiachia e la malattia della tiroide aumentano il rischio

I risultati hanno mostrato chiaramente che le persone affette da una qualsiasi delle tre patologie autoimmuni avevano un rischio significativamente più elevato di sviluppare il diabete di tipo 1 rispetto a coloro che non soffrivano di queste patologie:

  • Celiachia : lo 0,14% dei soggetti ha sviluppato diabete di tipo 1, rispetto a solo lo 0,06% dei controlli abbinati. Ciò significa che il rischio era più del doppio.
  • Ipertiroidismo : lo 0,17% ha sviluppato diabete di tipo 1 rispetto allo 0,06% dei controlli, ovvero un rischio quasi triplo.
  • Ipotiroidismo : lo 0,18% ha sviluppato la malattia, rispetto allo 0,08% dei controlli, più che raddoppiando il rischio.

In particolare, bambini e adolescenti (sotto i 18 anni) presentavano un rischio ancora maggiore. Per i giovani con ipertiroidismo, il rischio di sviluppare diabete di tipo 1 era oltre otto volte superiore rispetto ai coetanei senza questa condizione. Analogamente, i minori di 18 anni con ipotiroidismo presentavano un rischio oltre tre volte superiore, e quelli con celiachia circa il triplo.

Tempo per il diabete: insorgenza più rapida nei gruppi autoimmuni

Non solo le persone affette da queste patologie autoimmuni avevano maggiori probabilità di sviluppare il diabete di tipo 1, ma lo sviluppavano anche più rapidamente. Ad esempio, le persone a cui era stata appena diagnosticata la celiachia sviluppavano il diabete di tipo 1 in media in poco più di un anno. Questa rapida progressione desta preoccupazione perché il diabete di tipo 1 si manifesta spesso all'improvviso e può provocare gravi complicazioni come la chetoacidosi diabetica se non diagnosticato precocemente.

Perché questi risultati sono affidabili

I ricercatori hanno eseguito diversi test per garantire la solidità dei loro risultati. Hanno analizzato non solo i soggetti a cui era stata appena diagnosticata una malattia autoimmune, ma hanno anche eseguito un test secondario che richiedeva la prova sia della diagnosi di diabete che dell'assunzione di insulina, confermando la necessità della terapia insulinica. Questi ulteriori livelli di analisi hanno supportato i risultati originali e hanno dimostrato che i risultati erano coerenti tra le diverse fasce d'età e non dipendevano dalla storia familiare di diabete di tipo 1.

Anche le persone senza un parente affetto da diabete di tipo 1 presentavano un rischio significativamente più elevato se erano affette da celiachia o malattie della tiroide. Questo mette in discussione l'assunto secondo cui solo le persone con una storia familiare di diabete dovrebbero essere attentamente monitorate.

Cosa significa questo per i pazienti affetti da celiachia

Per le persone affette da celiachia, questo studio è particolarmente significativo. Sebbene sia noto che celiachia e diabete di tipo 1 si presentino spesso contemporaneamente, soprattutto nei bambini, questo studio quantifica il rischio in un'ampia popolazione di bambini e adulti. Evidenzia inoltre la rapidità con cui il diabete di tipo 1 può svilupparsi in questo gruppo. È importante sottolineare che i risultati suggeriscono che le persone affette da celiachia, anche senza una storia familiare di diabete, dovrebbero essere sottoposte a screening precoce per rilevare i segni del diabete di tipo 1 prima che compaiano i sintomi.

Il ruolo dello screening e della diagnosi precoce

Uno dei principali insegnamenti di questo studio è l'importanza dello screening. Il diabete di tipo 1 non si manifesta dall'oggi al domani. Si sviluppa gradualmente, a partire dalla comparsa di alcuni autoanticorpi nel sangue. Questi segnali premonitori possono essere individuati molto prima che i livelli di glicemia aumentino o che si manifestino i sintomi. Identificando i pazienti nelle fasi iniziali, i medici potrebbero essere in grado di ritardare o addirittura prevenire l'insorgenza completa della malattia utilizzando nuove terapie attualmente in fase di sperimentazione clinica.

Tuttavia, le linee guida attuali spesso non raccomandano lo screening di routine per il diabete nelle persone con altre malattie autoimmuni, a meno che non abbiano un parente stretto affetto da diabete di tipo 1. Questo studio fornisce solide prove del fatto che tali linee guida potrebbero necessitare di un aggiornamento.

Limitazioni da considerare

Come per qualsiasi ricerca, ci sono alcune limitazioni. Questo studio ha utilizzato dati di richieste di risarcimento assicurativo, che dipendono da codici di diagnosi accurati. Errori nella codifica medica o differenze nelle modalità di diagnosi delle malattie potrebbero influenzare i risultati. Inoltre, poiché lo studio ha utilizzato dati assicurativi basati negli Stati Uniti, i risultati potrebbero non essere direttamente applicabili a persone di altri Paesi con sistemi sanitari diversi.

Un'altra sfida è che l'esatta causa autoimmune della malattia tiroidea non è sempre stata chiara nei dati. La malattia di Graves e la tiroidite di Hashimoto erano probabilmente incluse, ma non specificamente separate da altri tipi di disfunzione tiroidea. Tuttavia, l'elevato numero di partecipanti rende i risultati significativi.

Conclusione: perché questo studio è importante per le persone affette da celiachia

Questo studio dimostra che le persone affette da celiachia hanno una probabilità più che doppia di sviluppare diabete di tipo 1 rispetto a quelle senza celiachia, e tale rischio potrebbe essere ancora più elevato nei bambini. Lo stesso vale per le persone con disturbi della tiroide. Questi risultati forniscono una solida argomentazione a favore dello screening di routine per i primi segni di diabete di tipo 1 nelle persone affette da queste patologie, indipendentemente dalla storia familiare.

Per chi soffre di celiachia, questo significa essere consapevoli dei possibili sintomi del diabete, come aumento della sete, minzione frequente o perdita di peso inspiegabile, e discutere le opzioni di screening con il proprio medico. Con una diagnosi precoce, si hanno maggiori possibilità di evitare gravi complicazioni e di trarre beneficio da terapie che rallentano la progressione della malattia.

In definitiva, questa ricerca potrebbe contribuire a definire le linee guida future per proteggere meglio le persone a rischio e garantire che chi convive con una malattia autoimmune non si trovi ad affrontare la sorpresa di un'altra.