E' in corso la sperimentazione sull'uomo di un innovativo farmaco, inibitore dell'intolleranza al glutine. Nel frattempo dieta e regole alimentari specifiche, restano l'unica vera terapia
I primi risultati sarebbero attesi, salvo sorprese, per la fine di quest'anno, come annunciato nel gennaio scorso in un congresso internazionale organizzato a Genova dall'Associazione italiana celiachia (Aic): la sperimentazione su 180 pazienti della pillola inibitrice dell'intolleranza al glutine, sulla quale sta studiando il ricercatore italiano trapiantato negli Usa, Alessio Fasano, direttore del Centro di ricerca sulla celiachia e biologia mucosale dell'Universita' del Maryland, Baltimora, sarebbe agli sgoccioli. Un vaccino curativo rivoluzionario, in grado, secondo quanto spiegato, di riprogrammare il sistema immunitario dei celiaci per indurlo a tollerare il glutine.
Un cammino di ricerca, questo, straordinariamente rapido, come ha sottolineato lo stesso ricercatore ("In soli tre anni si è passati dallo studio sui ratti a quello sugli umani"), che aprirebbe concrete speranze per gli oltre 80 mila celiaci italiani. Cifra questa peraltro sottostimata, a fronte di un ritardo diagnostico della patologia che fa supporre agli studiosi che i celiaci "sommersi" siano almeno 500 mila.
Nel frattempo, una dieta rigorosa resta l'unica vera terapia per questa patologia di matrice genetica, della quale si sta ancora studiando l'origine. Al bando dunque pane, pizza, biscotti e ogni sorta di prodotto derivato da farinacei o contaminato da farina, come i fritti, ad esempio. Tali alimenti, infatti, non digeriti e assorbiti dall'organismo in modo normale, sono in grado di innescare una reazione abnorme al livello intestinale, cui consegue una infiammazione cronica con scomparsa dei villi intestinali.
La sintomatologia (vomito, diarrea, perdita di peso, solo per citare alcuni sintomi) fortemente aspecifica, ovvero non immediatamente riconducibile alla celachia, spesso porta ad un dannoso ritardo della diagnosi, causa spesso di gravi complicanze collaterali, quali osteoporosi, aborto spontaneo fino al temuto linfoma intestinale.
Una patologia che, erroneamente legata alla sola età pediatrica (compare a qualche mese dall'introduzione del glutine nella dieta), viene spesso sottovalutata e dunque trascurata nell'adulto, che nel corso della vita può trovarsi a combattere, per questo, con malattie associate quali diabete, artrite reumatoide, epatite cronica attiva, alterazioni della tiroide e dermatite erpetiforme.