Non sono celiaca, gli esami lo confermano, ma da febbraio il medico mi ha detto di mangiare senza glutine.

Camilla Ciao a tutti, scrivo per cercare risposte:non sono celiaca, gli esami lo confermano, ma da febbraio il medico mi ha detto di mangiare senza glutine. ho fatto settimana scorsa i test di provocazione con il kamut e il medico dice che dal vega test e dal test di reattività risulta che il kamut mi "spenga". Invece di darmi energia me la leva e mi lascia stanca e intontita.... lui dice che se mangiassi kamut (o farro e grano che sarebbe anche peggio) li per li non mi renderei conto del problema ma poi tornerei ad avere i sintomi x i quali sono andata da lui la prima volta a farmi vedere. Quindi posso mangiare kamut 1 volta ogni 4 gg, cercando cosi di sviluppare una tolleranza "buona".qualcuno si trova nella mia stessa situazione?

Laura : io ho iniziato le cure col vega test.. ma sul grano sono davvero poco attendibili..io stavo troppo male col kamut.. sempre per provare a reintegrare! fai degli esami mirati, e consulta anche un gastroenterolo! =)
Mara : Che sintomi hai?!
Tiziana : Ma se questi alimenti ti fanno così male perché non li elimini del tutto? Almeno x un periodo che ti permetta di disintossicarti?
Elena : la prassi per la diagnosi di celiachia e': 1)mangiare glutine 2)fare le analisi specifiche alla asl continuando a mangiare glutine 3)se positive fare gastroscopia con biopsia del duodeno e continuare a mangiar glutine fino al risultato. il glutine si levera' solo a gastroscopia positiva il vega test e i test dei negozi sono inattendibili e oltretutto costosi.con circa 70 euro si fan le analisi specifiche del sangue alla asl.e nel fratrempo ci si mette nelle mani di un gastroenterologo non di medici a caso o di commesse di negozi che ti vendono il test come se vendessero l'aspirina.per ogni info consultare il sito dell'Aic.
Tatiana : il kamut contiene glutine
Bruno : secondo me e da eliminare
Simona : Secondo me è un incompetente! Prima dice che devi mangiare senza glutine e non si capisce per quale motivo se gli esami sono negativi (ma quali esami e chi te li ha prescritti?), poi ti fa mangiare il kamut che notoriamente ha un contenuto in glutine addirittura maggiore del grano normale! A me sembra un buon metodo per spillarti soldi! Fossi in te mi rivolgersi ad un buon gastroenterologo!
Maria : E' vero che il kamut contiene glutine ma viene lavorato in modo diverso...anche a me lo hanno fatto mangiare ogni tanto...certo ora lo evito perche' mi fa male...
Noodle : Un medico che parla bene del vegatest non è un vero medico ma un natoropata o cose simili.Il vegatest non ha nessuna rilevanza scientifica quindi nessuna attendibilità in medicina.Vai da un medico vero e scopri cos'hai.E sopratutto non escludere il glutine se le analisi sono negative,potresti avere più danni rispetto ai benefici non essendo celiaca.
Marany : Non è un medico, vai da un gastroenterologo
Selene : Che medico è che curaa cil vega test???ma non esiste!!!!!la celiachia è una malattia non un intolleranza qualsiasi...vai da un medico,un gastroenterologo ci sono centri specializzati x le malattie del malassorbimento...non vi fate fregare così .....
Alan : ma la visita l'hai fatta al CEPU?
Bruno : scusa kamut? sei sicur che e una dieta gluten free?
Simona : Un po lungo da leggere ma chiaro ed esaustivo sull'argomento kamut! Kamut: un mito da sfatare Massimo Angelini, tratto da http://www.donnagnora.it Ha buone proprietà nutrizionali ed è eccellente per la pastificazione, ma non è stato “risvegliato” da una tomba egizia e non è adatto ai celiaci. Inoltre viene coltivato e venduto in regime di monopolio, ha un costo eccessivo, e una pesante impronta ecologica. Luci ed ombre del Kamut – o meglio, del Khorasan: un tipo di frumento che tra l’altro abbiamo anche in Italia. “Kamut” non è il nome di un grano, ma il marchio commerciale (come “Mulino Bianco” o “McDonald’s”) che la società Kamut International ltd (K.Int.) ha posto su una varietà di frumento registrata negli Stati Uniti con la sigla QK-77, coltivata e venduta in regime di monopolio e famoso in tutto il mondo grazie ad un’operazione di marketing senza precedenti. C’è chi chiama questa varietà il “grano del faraone” perché si racconta che i suoi semi sono stati ritrovati intorno alla metà del secolo scorso in una tomba egizia ed inviati nel Montana, dove dopo migliaia di anni sono stati “risvegliati” e moltiplicati. Il frumento prodotto e venduto con il marchio Kamut è coltivato negli Stati Uniti (Montana) e nel Canada (Alberta e Saskatchewan), sotto lo stretto controllo della famiglia Quinn, proprietaria della società K.Int.; in Italia è importato solo da aziende autorizzate e può essere macinato solo da mulini autorizzati. Tutti i prodotti che portano il marchio sono preparati e venduti sotto licenza della K.Int e sotto il controllo della Kamut Enterprises of Europe. Il marketing decisamente efficace che è alla base del successo del Kamut ha fatto leva su tre aspetti: la suggestiva leggenda del suo ritrovamento, l’attribuzione di eccezionali qualità nutrizionali ed una presunta compatibilità per gli intolleranti al glutine. Parliamone. Il Frumento orientale o Grano grosso o Khorasan – lo chiamiamo col suo nome tramandato, comune e “pubblico”, mentre Kamut è un nome di fantasia registrato – è una specie (Triticum turgidum subsp. turanicum) appartenente allo stesso gruppo genetico del frumento duro: presenta un culmo (fusto) alto anche 180 cm; ha la cariosside (chicco) nuda e molto lunga, più di quella di qualunque altro frumento; è originario della fascia compresa tra l’Anatolia e l’Altopiano iranico (Khorasan è il nome di una regione dell’Iran); nel corso dei secoli si è diffuso sulle sponde del Mediterraneo orientale, dove in aziende di piccola scala è sopravissuto all’espansione del frumento duro e tenero. L’invenzione commerciale del ritrovamento Dunque, per trovare il Khorasan in Egitto non era (e non è) davvero necessario scomodare le tombe dei faraoni; senza contare che un tipo di Khorasan era (e, marginalmente ancora è) coltivato anche tra Lucania, Sannio e Abruzzo: è laSaragolla, da non confondere con una omonima varietà migliorata di frumento duro ottenuta da un incrocio e registrata nal 2004 dalla Società Produttori Sementi di Bologna. Inoltre non bisogna dimenticare che la germinabilità del frumento decade dopo pochi decenni, per quanto ideali siano le condizioni di conservazione. Tutto questo porta ariconoscere nella storia del presunto ritrovamento del Khorasan/Kamut solo una fantasiosa invenzione commerciale, eleborata per stimolare il desiderio di qualcosa di puro, antico ed esotico. E, a onor del vero, la stessa K.Int. ha preso le distanze salla leggenda che, prealtro, ormai non ha più bisogno di essere incoraggiata. Dai dati oggi disponibili, di fonte pubblica e privata, tra gli elementi di maggiore caratterizzazione del Khorasan ci sono un elevato contenuto proteico, in generale superiore alla media dei frumenti duri e teneri, e buoni valori di beta-carotene e selenio; per le altre componenti qualitative e nutrizionali non ci sono differenze sostanziali rispetto agli altri frumenti. Glutine: non ne è né privo né povero Bisogna, infatti, chiarire che, come ogni frumento, il Khorasan è inadatto per l’alimentazione dei celiaci, perché contiene glutine (e non ne è né privo né povero, come, poco responsabilmente, una certa comunicazione pubblicitaria afferma o lascia intendere) e ne contiene in misura superiore a quella dei frumenti teneri ed a numerose varietà di frumento duro. ___________________________________________________________ Kamut: glutine secco 15,5%, glutine/proteine 94,5% Frumento duro: glutine secco 12,5%, glutine/proteine 87,5% Farro dicocco: glutine secco 14%, glutine/proteine 79% Frumento tenero: glutine secco 13,4%, glutine/proteine 80,6% Farro spelta: glutine secco 17,1%, glutine/proteine 93% ____________________________________________________________ Detto ciò, il Khorasan è certamente un frumento rustico, con ampia dattabilità ambientale, eccellente per la pastificazione. Come ogni frumento che non è stato sottoposto a procedimenti di miglioramento genetico o ad una pressione selettiva troppo spinta, e proprio per questo motivo pare sia più facilmente digeribile dalle persone che soffrono di lievi allergie e intolleranze, comunque non riconducibili alla celiachia: ma questo è proprio ciò che si può dire dei farri e delle “antiche” varietà di frumento duro e tenero. Se la sua coltivazione è biologica (come permette la sua rusticità e come, per i propri prodotti, assicura il disciplinare del marchio Kamut), si può dire che senz’altro è un prodotto salutare, senza però scadere in esagerazioni né in forzature incoraggiate dalla moda e dal marketing del salutismo. Costi elevati, per il portafoglio e per il Pianeta Restano ancora tre aspetti che gettano un’ombra sul prodotto a marchio Kamut (ma non sul Khorasan!): è il monopolio commerciale imposto dalla K.Int. su un frumento tradizionale che, come tale, dovrebbe invece essere patrimonio di tutti, e più di chiunque altro delle comunità che nel tempo lo hanno conservato e tramandato; è il costo eccessivo del prodotto finito (dall’80 al 200% in più di una pasta di comune grano duro biologico), poco giustificabile a sostanziaòe parità di valori qualitativi e nutrizionali, dovuto al regime di monopolio, ai costi di trasporto, ai diritti di uso ed ai costi di propaganda, ma dovuto anche agli effetti di un mercato dell’eccellenza che trasforma il cibo in oggetto di lusso, di gratificazione e di distinzione, e che specula sul desiderio di rassicurazione e sul bisogno di salute; è la pesante impronta ecologica legata allo spostamento di un prodotto perlopiù coltivato dall’altra parte del Mondo che arriva sulle nostre tavole attraverso una filiera molto lunga (migliaia di chilometri), e che, solo per questo fatto, non è compatibile con la filosofia della decrescita e con l’attenzione al consumo locale, fatto se possibile a “chilometro zero”. Note Per i dati riferiti in questo articolo sono stati consultati i siti dell’Associazione Italiana Celiachia (www.celiachia.it), dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (www.inran.it), della Kamut International (www.kamut.com), dell’United States Department of Agricolture (www.usda.gov), dell’Insitute Sciwentifique de Recherche Agronomique (http://grain.jouy.inra.fr), l’articolo di A. R. Piergiovanni, R. Simeone, A. Pasqualone, “Composition of whole and refine meals of Kamut under southern Italian conditions” su Chemical Engineering Transactions, 2009, vol. 17: 891-896. Alcuni dati sonostati indicati da Oriana Porfiri (comunicazione personale). Fonte: aam Terra Nuova, marzo 2010, n°248, pagg.73-76
Ada : il camut per i celiaci non credo che si possa mangiare
Camilla : Io non sono celiaca, gli esami, fatti quando ancora mangiavo glutine regolarmente, hanno dato esito negativo. Non posso essere celiaca con tutti gli esami a posto!! Il medico è un vero medico, lavora in ospedale, laureato, non sono andata in qualche negozio strano. Levando il glutine sono stata meglio, e ho fatto mesi e mesi di disintossicazione, poi mi ha fatto fare i test di provocazione sia col farro che col kamut. Ora mi dice che x creare una buona tolleranza, proprio perche non sono celiaca ma solo sensibile, devo mangiare kamut una volta ogni 4 gg. La mia domanda è:qualcuno s è trovato nella stessa situazione mia? È riuscito a creare una buona tolleranza?