Test costosi e presunte intolleranze

Le notizie sulla follia scientifica di chi ha preteso di "curare" il diabete tipo 1 sospendendo l'insulina e causando quindi la morte di una giovanissima diabetica toscana, sono comparse sulla stampa quando a Viareggio si svolgeva un congresso imperniato sulla poca attendibilità delle analisi per le intolleranze alimentari e sui pericoli dei rimedi "alternativi". Le reazioni avverse al cibo sono una realtà controversa della dietologia. Le differenze di opinione fra gli esperti sono molte e riguardano proprio l'attendibilità di alcune procedure diagnostiche carenti di validità diagnostica, sia dall'Accademia Americana di Allergia e Immunologia, sia dalle consorelle europee. Se nel campo delle allergie il responso del laboratorio consente valutazioni certe, per la presenza di specifiche immunoglobuline, la situazione è problematica quando si passa alle intolleranze, idiosincrasie o "reazioni avverse" ad uno o più cibi. Purtroppo, in assenza di diagnosi certe dilagano i test "alternativi", costosi e spesso inutili.
Basta dire che l'American Gastroenterologic Association ha perfino dettagliato, accanto ai test da praticare, anche quelli insicuri o poco attendibili (test cutaneo intradermico con cibo, test di citotossicità, misura dell'attività elettrica cutanea, biorisonanza, conta delle pulsazioni pre e post cibo sospetto, chinesiologia applicata, ecc.). Il lato più scoraggiante è il danno alla salute che può derivare dalla conseguente prescrizione di diete inadeguate.
Diete severissime, con esclusione di interi gruppi di alimenti e quindi pericolose per la monotonia alimentare e le conseguenti carenze vitaminico-minerali In Italia la mistificazione scientifica è più facile che altrove, specialmente nel settore dietologico non sempre adeguatamente protetto dagli ordini dei medici (la prescrizione di una dieta personalizzata è l'atto conclusivo di una visita medica individuale). Eppure, almeno dai raggiri più grossolani dovremmo imparare a difenderci, se non altro con un po' di buonsenso. Quando si arriva a credere alla diceria che si possa "ingrassare" per colpa di un'intolleranza alimentare c'è veramente da preoccuparsi della "ingenuità" di certe persone.
Ricordo di avere già ironizzato, molti anni fa su questa stessa rubrica, sulla diceria dell'ingrassamento da "intolleranze" citando l'esempio della vera intolleranza al glutine con il danno dei villi intestinali e il conseguente deperimento. è fin troppo evidente che se un alimento provoca ridotto assorbimento e perfino diarrea (come nele intolleranze), il materiale energetico non assorbito anziché entrare nel sangue verrà sprecato nelle feci. Questo è stato ribadito, nel Congresso di Viareggio, da gastroenterologi, nutrizionisti e cattedratici di ogni specialità, sottolineando il fatto che l'eventuale dimagrimento degli sfortunati che accettano pseudo-diete, imperniate su troppe proibizioni, possono anche "deperire" ma per l'entità della restrizione energetica complessiva e non per altro. Tra le cosiddette intolleranze rientra anche quella al lattosio ma il deficit può essere accertato col "breath teast" e prima di eliminare del tutto il prezioso latte esistono accorgimenti dietetici (latte delattosato, yogurt) di cui sarà bene riparlare.