Osteoporosi, se il colpevole è il malassorbimento

Alcuni pazienti con problemi gastroenterici o patologie infiammatorie croniche dell'intestino sono più a rischio.

Tra i fattori di rischio di sviluppare l’osteoporosi vengono incluse anche alcune patologie del tratto gastro-enterico. A rischio possono quindi essere, in particolare, pazienti che hanno subito l’asportazione di una parte dello stomaco, pazienti che soffrono di una malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI) quali il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, e coloro affetti dalla malattia celiaca. Patologie del malassorbimento dunque, possono costituire fattori di rischio per l’osteoporosi. Da qui l’importanza di tenere sotto controllo questi pazienti. Ne parliamo con la dott.ssa Roberta Barbera, specialista dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Humanitas, diretta dal prof. Alberto Malesci.

La resezione dello stomaco
“La gastroresezione, l’asportazione cioè di una parte dello stomaco, costituisce una fattore di rischio per l’osteoporosi. È importante tenere sotto controllo, oltre ad altri parametri, anche la densità ossea dei pazienti che hanno subito questo tipo di intervento, perché questa situazione comporta un malassorbimento del calcio e della vitamina D, che devono quindi essere somministrati come supplementi alla dieta”.

Le malattie infiammatorie intestinali
“Anche alcune malattie infiammatorie del tratto gastroenterico, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, possono essere causa di fragilità ossea, con una prevalenza (cioè numero di pazienti affetti da osteoporosi) del 15%. Nella fase acuta di queste patologie, i mediatori che si producono durante l’infiammazione dell’intestino possono modificare la funzione degli osteoblasti (ovvero le cellule che producono l’osso), alterando quindi il normale metabolismo osseo e la formazione dell’osso stesso. Ancora, i pazienti affetti da MICI fanno uso di cortisonici, farmaci che utilizzati in modo cronico alterano l’assorbimento del calcio e della vitamina D”.

La malattia celiaca
“La celiachia può manifestarsi a ogni età, nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta. Si tratta di un’intolleranza al glutine che si accompagna a un malassorbimento del calcio (che avviene nel duodeno), e di alcune vitamine, tra cui la vitamina D. Abbiamo quindi, di nuovo, a che fare con pazienti a rischio di osteoporosi (con una prevalenza di quasi il 30%) e, se la malattia celiaca non viene diagnosticata nel bambino, anche di crescita. Infine, la malnutrizione e il sottopeso di questi pazienti sono ulteriori fattori di rischio di demineralizzazione ossea e osteoporosi”.

Controlli costanti
“Da queste brevi osservazioni emerge quindi la necessità, per queste categorie di pazienti, di tenere sotto controllo non solo la patologia da cui sono affetti, ma anche il possibile rischio di malassorbimento e quindi di osteoporosi. Vanno allora effettuati frequenti controlli sia del sangue, come il dosaggio della vitamina D e del calcio, la calciuria (il dosaggio del calcio nelle urine), ed il paratormone, sia strumentali come la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), richiesta anche in giovane età nei celiaci, dopo i 50 anni invece per gli altri pazienti con disturbo del malassorbimento. Se i valori presi in esame risultano alterati vanno somministrati dei supplementi: vitamina D e calcio e bifosfonati (potenti inibitori del riassorbimento osseo). Nei pazienti celiaci, invece, è bene che questi supplementi vengano prescritti anche a titolo di prevenzione”.

 

Elena Villa - HumanitaSalute.it