Glutine nemico di 1.500 ferraresi

Spesso la patologia è confusa con altri disturbi intestinali

Ieri si è celebrata la Giornata internazionale della celiachia, per tenere viva l'attenzione su una patologia che colpisce più di 1500 ferraresi anche se solo il 10-20% sa di esserne affetta Il morbo celiaco, altresì detto sprue celiaca o, più comunemente, celiachia, è una malattia cronica caratterizzata da diminuita assimilazione (malassorbimento) delle sostanze ingerite con la dieta a causa del danno della mucosa dell'apparato digerente conseguente all'ingestione di grano e di proteine affini di segale ed orzo.

Tali alimenti contengono infatti glutine ed è proprio nei confronti del glutine, o meglio di una sua componente, la gliadina, che l'organismo reagisce violentemente determinando, mediante una reazione immunitaria, l'infiammazione cronica della mucosa dell'intestino tenue con conseguente perdita della sua funzione principale, quella di assorbire i cibi ingeriti. Condizione necessaria ma non sufficiente è però quella di essere «predisposti» a sviluppare una simile reazione e, come spesso accade, la genetica gioca un ruolo fondamentale: circa il 10% dei celiaci ha parenti di primo grado affetti da celiachia ed in più del 95% dei casi all'esame del Dna sono individuabili delle particolari espressioni di geni (aplotipi) che vengono utilizzati sia per la diagnosi nel caso di test sierologici «classici» dubbi sia in corso di screening familiari.
«Recentemente abbiamo effettuato uno studio sull'intera popolazione di Jolanda di Savoia - afferma il dottor Alessandro Pezzoli dell'Unità operativa di Gastroenterologia dell'ospedale Sant'Anna di Ferrara, diretta dal dottor Sergio Gullini - riscontrando che nella provincia di Ferrara è affetto da celiachia un soggetto su 120, valore pressoché sovrapponibile a quello registrato su scala nazionale».

Sempre più frequentemente la diagnosi viene posta in età adulta: circa il 20% dei casi viene diagnosticata sopra i 60 anni. I disturbi di esordio più frequenti sono l'anemia sideropenica, dolori addominali, l'osteoporosi e la diarrea. La diarrea, considerata sintomo classico associato al malassorbimento, è tuttavia assente nel 50% degli adulti celiaci. I dolori addominali sono frequenti e spesso tali pazienti possono essere etichettati come affetti da colon irritabile. «Molte patologie extraintestinali sono poi associate alla celiachia - precisa il gastroenterologo -; per esempio la dermatite erpetiforme, caratterizzata da lesioni vescicolari intensamente pruriginose che interessano prevalentemente gambe, braccia, tronco e collo». Anche le patologie autoimmuni sono più frequenti nei celiaci; in particolare il diabete di tipo 1, che dal 3 all'8% dei casi si associa alla celiachia. La diagnosi avviene mediante prelievo di sangue e successivo dosaggio di alcuni marcatori quali gli anticorpi anti-endomisio di classe IgA (Ema) e le anti-transglutaminasi Iga (Ttg).


«Tali test sierologici sono importantissimi per la diagnosi - sottolinea il dottor Pezzoli - anche se non hanno valore assoluto. Per tale motivo la gastroscopia con biopsie digiunali rimane comunque l'esame in grado di fornire una diagnosi di certezza». La terapia della celichia consiste nell'esclusione dalla dieta dei prodotti contenenti grano, segale e orzo, tuttavia steroidi ed immunosoppressori devono essere utilizzati nelle forme refrattarie che fortunatamente costituiscono una minoranza dei casi.

«Esistono in commercio numerosi alimenti privi di glutine - spiega Davide Trombetta, celiaco e presidente dell'Associazione provinciale Celiachia: l'alimentazione di un celiaco è pressoché analoga in quanto a varietà di pietanze, a quella di un soggetto non celiaco. La nostra associazione che nella provincia di Ferrara vanta circa 350 iscritti, ha lo scopo di fornire informazioni inerenti la celiachia a chi la vive in prima persona, alle loro famiglie e a chi non la conosce; si avvale della collaborazione della classe medica, in particolare di medici di base e pediatri che per primi, in virtù del loro ruolo "di frontiera", svolgono un ruolo chiave nel raggiungimento di una corretta diagnosi».